lunedì 16 novembre 2009

MOJOMATICS _don't pretend that you know me

E che non ci son cazzi lo sapevamo da parecchio tempo.
Ieri sera ho presenziato al Pieffefactory di Lucinico per una serata veramente speciale.
In scaletta: Mojomatics, Mick Olivieri e i Pierced Harrows
Partiamo dicendo che i Pierced sono stati immensi, headliners con gloria e motivo,ipnotici e trascinanti, avevo l'impressione di trovarmi in un film di Linch, la colonna sonora perfetta per la pazzia delle periferie americane.
Dei Dead Moon hanno praticamente tenuto tutto, aggiungendo Kelly, un batterista essenziale e completamente amalgamato alla stirpe in soli due anni.
Ricordo che Kelly è una leggenta della scena crust di Portlad, avendo suonato e fondato: Detestation,Resist,Defiance,Warmachine e molti altri gruppi che non ricordo.
Scaletta al contrario ed è il turno di Olivieri, una figura piuttosto celebre grazie alla sua presenza nella lineup dei Queens Of The StoneAge nel periodo del loro boom.
Chitarra acustica, voce e pessimo gusto. Tecnica inesistente, cantato casuale e pezzi a mio parere orribili.
Ed infine, ad aprire la serata i re di casa: i Mojomatics.
La loro migliore performance mai vista dal sottoscritto.
I due sono veramente maturati, perfetti, d'impatto, pezzi splendidi, garage mischiato a folk e rocknroll, non esiste in Italia una cosa di questo genere ed il pubblico ha veramente apprezzato.
Dopo il tour americano sono tornati veramente carichi e con moltissima esperienza sulle spalle,
sembrano una sola persona, non ho altre parole per descrivere il live a cui ho assistito.
Questo è il loro terzo album, a mio parere il migliore, più pop dei precedenti ma con la stessa carica di sempre.
Lunga vita ai MOJOMATICS!!

dontpretend

1 commento:

  1. Non sono un fan, ma preferisco i Dead Moon alla nuova formazione. Il vecchio batterista mi pareva più minimale e là sì che mi parevano più Lynchiani, se così si possono definire.
    Mojomatics mostruosi, migliore band della serata e miglior concerto visto, secondo solo all'ultimo fatto a Trieste. Peccato solo che siano rimasti "fermi", costretti dalla piccola porzione di palco.
    Caprone, si scrive Lynch, non Linch.

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